Skip to main content

25 aprile

 

Sui libri di storia, un “popolo” è definito come un insieme di persone che CONDIVIDONO determinati aspetti. Nella fattispecie, tralasciando l’etnia ormai in disuso, i libri parlano di usi e costumi, lingua e religione. Leggendo questa definizione una domanda sorge spontanea: che cosa condividono gli “Italiani”? La lingua? Quasi, perché tra dialetti e accenti, cadenze e “calate” spesso ci si capisce a stento. La religione? Difficile sostenerlo in un’epoca di nonsolocattolicesimo. Ormai le conversioni verso le più svariate credenze aumentano, e si diffondono ateismo e agnosticismo. Usi e costumi? Anche qui i distinguo abbondano e la risposta non arriva. Allora provo a riformulare la domanda in maniera diversa: c’è una cosa (una! Non chiedo tanto!) su cui TUTTI GLI ITALIANI sono d’accordo? Esiste un qualcosa che possa essere considerato fuori discussione? Un quid che non sia pro quod, che funga da trait de union, da denominatore comune, da punto fermo?

Probabilmente, vi starete chiedendo il perché di quest’ansia da investigazione. Effettivamente me lo chiedo anch’io, e non vorrei dare un’impressione sbagliata circa il mio coinvolgimento emotivo in merito. In realtà non sono assillato, questa è certamente una questione interessante ma non ci perdo il sonno. Alla fin fine - come dicevano i miei amici musicisti di Trecate - fate un po’ quello che volete, basta che a m’ fioca mia sui ball, che tradotto significa basta che non nevichi sui miei testicoli… un colorito modo di dire popolare novarese, sinonimo delle espressioni lasciatemi in pace o non rompetemi il cazzo. Barrare la casella che interessa.

Tuttavia, la sfida è interessante, curiosa, e per certi versi appassionante. Anche perché, se si riuscisse a trovare questo “qualcosa”, a parte la piacevole sensazione di avere vinto una sorta di caccia al tesoro, si potrebbe tentare di utilizzarlo come fulcro su cui poterci appoggiare non per sollevare il mondo (come avrebbe voluto Archimede) ma per sollevare almeno un polverone: dopo la Lega secessionista, la Leva unificatrice. E così anche il gioco di parole è servito.

Bene… Che cosa c’entra tutto questo con il 25 aprile? C’entra, eccome!

Perché il 25 aprile potrebbe (o forse dovrebbe) essere un buon “candidato fulcro” anche se non tutti gli italiani, concordano sul suo valore. Infatti, da un po’ di anni a questa parte, quando arriva il 25 aprile spuntano polemiche e stridor di denti, diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore e accenti d’ira, voci alte e fioche e suon di man con elle, che tra l’altro fanno un tumulto il qual s’aggira sempre in quell’aura sanza tempo tinta, come la rena quando il turbo spira. Il Sommo Dante mi perdonerà per averlo citato in modo così utilitaristico e approssimativo, ma lo consideri un omaggio nell’anno dei suoi festeggiamenti. Spero che comprenda la mia buona fede, e se non la capisce… beh, che vada all’Inferno.

Una cosa è certa: se gli italiani dissentono sul significato del 25 aprile, va da sé che quella data non può essere considerata come punto d’appoggio.  Però è proprio questa la faccenda che va messa in discussione: per quale motivo gli italiani non concordano? Potrà sembrare assurdo e allucinante ma ciò che crea disaccordo – ascoltando i discorsi della maggior parte dei detrattori - è la convinzione che il 25 aprile sia una festa comunista. Questa è un’idea grottesca che semplicemente… non è vera! Cercate però di togliergliela dalla testa e capirete il vero significato dell’espressione non c’è peggior sordo di uno che non vuole sentire.

Certo, i comunisti (ma ce ne sono ancora?) hanno sempre festeggiato il 25 aprile ma non l’hanno mai fatto da soli. L’ANPI (Associazione Nazionali Partigiani Italiani) non è un’istituzione “rossa”, per un semplice motivo, perché i partigiani non erano tutti “rossi”. Tra le loro fila, oltre ai comunisti c’erano anche esponenti del partito d’azione, monarchici, democristiani, liberali, repubblicani e anarchici, c’erano ex soldati dell’esercito regio, renitenti alla leva fascista,disertori tedeschi, sovietici e slavi e chi più ne ha più ne metta. Tutti questi individui combattevano insieme per un obiettivo comune: liberare l’Italia dall’occupazione tedesca e dalle forze collaborazioniste della Repubblica di Salò.

Fu una vera e propria guerra civile accompagnata dalle note di Bella ciao canzone erroneamente percepita come “inno comunista” ma che con il comunismo non c’entra assolutamente niente. Non fu scritta né da Marx né da Engels, e nemmeno da Lenin, Gramsci o Togliatti. Invito tutti a individuare all’interno delle strofe di questa canzone parole o frasi che indichino riferimenti espliciti o subliminali al materialismo storico, al Capitale o all’abolizione della proprietà privata. Bella ciao è una canzone che parla di lotta per la libertà da un giogo oppressore, punto e basta. Ogni riferimento al comunismo è puramente errato. Nella giornata del 25 aprile, si festeggiano due cose: la fine di una guerra terribile (la Seconda Guerra Mondiale) e la fine di una dittatura (il fascismo). Chi non festeggia o è favorevole alla guerra o non vuole la democrazia. Oppure tutte e due le cose. E’ una questione logica. Non si scappa. E per la cronaca, non c’è nemmeno il bisogno assoluto di andare a manifestare in piazza, si può festeggiare anche nel cuore, con un semplice pensiero. Il giorno in cui tutti gli italiani celebreranno il 25 aprile nevicherà rosso… Così qualche pirla dirà che il cielo è bolscevico.